Taburno con crash
- Alfonso Calabrese
- 2 apr 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Prima domenica di Aprile con sole ma temperature ancora tardo invernali. Si decide di tornare sul Taburno, e stavolta il nostro obiettivo non sarà la croce in vetta (quella conquistata con sofferenze indicibili a fine 2021, link), ma i tanti trail a media quota, perfetti per discese adrenaliniche. Affronteremo quindi il versate Sud-Ovest, partendo da Laiano.
Oggi con noi Francesco, Mario, Raimondo, Alfonso e in zona Cesarini aderisce anche il pimpante Andrea. L'appuntamento è a sant'Agata dei Goti e più precisamente nella frazione di Laiano. O comunque questo era il piano. Alfonso lascia sul wapp del gruppo tutte le consuete indicazioni, nell'ordine: 1) link alla traccia; 2) traccia in formato gpx; 3) ora e luogo dell'incontro; 4) link Google Maps al punto del parcheggio dove lasciare le auto. Beh neanche queste info sono sufficienti per impedire che qualcuno (questa volta Mario) si perda nei boschi del Taburno alla ricerca del parcheggio. Fortunatamente in questa zona, benché impervia, i cellulari prendono e riusciamo a ricondurre Mario sulla retta via, dopo che questi si era avviato in auto sulla pista che di lì a poco avremmo percorso in MTB.
Setup rapido delle bici. Raimondo eccezionalmente non deve cambiare la camera d'aria ed anzi ne riceve una di scorta, ovvero una delle sue tante camere forate e debitamente riparata e testata dal sempre disponibile Francesco. Vedremo poi come tanto altruismo non sarà ripagato, quando a Francesco capiterà l'episodio che ha dato il nome all'avventura di oggi.
Partiamo e dopo poche centinaia di metri in piano, cominciamo una lunga salita prima su asfalto e poi su sterrato. Incrociamo tanti bikers su questa salita, tutti in e-bike e con tenuta da discesa (protezioni a braccia e gambe, paraschiena e caschi integrali). Noi siamo gli unici a salire in muscolare, con lo stupore di molti che ci superano al doppio della velocità.

Metro dopo metro, curva dopo curva, Alfonso comincia a ricordare i luoghi e le passate avventure su questo versante del Taburno. Inizialmente Raimondo e Mario sembrano spaesati, poi anche nelle loro non più agili menti, si affastellano i ricordi e le fatiche passate.
Il piano iniziale è di arrivare in cima, effettuare un primo single-track, Hill Bill, risalire nuovamente, pedalare lungo la cresta e poi scendere e percorrere altri due single track, Merlino e Fosca.
Già a metà salita cominciamo a dubitare di poter mantenere questo piano. Una serie di tornanti su fondo roccioso e con un dislivello altre il 10%, fiaccano definitivamente le nostre bellicose intenzioni.
Arrivati al bivio al km 7,5, abbiamo come alternativa al piano iniziale un sentiero che taglia verso Nord e ci farebbe giungere al sentiero del ritorno senza raggiungere la cima.
Oramai i ricordi sono nitidi per i veterani Mario, Raimondo ed Alfonso: solo una volta in questo bivio avevamo deciso di proseguire la salita. Senza alcuna perplessità decidiamo di non ritoccare il record, e imbocchiamo il trail verso Nord.
Dopo circa 2h di salita, percorriamo qualche tratto in discesa e poi in piano pieghiamo in direzione Ovest. Di qui, dopo un breve tratto di cresta (molto panoramico), prendiamo un sentiero in discesa che ci porta in prossimità di campo Sauro. In passato, da questo punto prendevamo il sentiero verso Nord che ci portava sull'asfalto e poi nuovamente su sterrato fino a Frasso Telesino.
Oggi invece, essendo partiti da Laiano, dobbiamo mantenere la direzione Ovest. Alfonso ha infatti previsto di imboccare un trail di nome Merlino, che al momento non riusciamo a scorgere. Dopo qualche perplessità, valutazioni delle carte sui ciclo computer e cellulari è Mario che scorge un cartello fissato ad un ulivo: "Merlino track". Ci fiondiamo in discesa e qui cominciano i problemi.
Pronti, via e dopo neanche 200 metri di discesa Francesco aggancia con la ruota anteriore una radice. Si ribalta, viene scaraventato via ed impatta violentemente con il ginocchio sul terreno compatto.


Il vicino Andrea viene in suo soccorso e, da buon veterinario, cura la zampetta di Francesco. Si sfila la sua protezione alla caviglia e la applica con amore sul ginocchio dello sfortunato amico. Il dottore (degli umani) Raimondo da lontano sentenzia "nun è niente, può proseguire". Per nulla rassicurato dalle urla di Raimondo, ma provando giovamento dalla fasciatura fatta da Andrea, Francesco si rimette in piedi e poi dopo aver provato a flettere la gamba inforca la sua bici e riprende la discesa come se nulla fosse successo.
Scendiamo con ritrovato brio ma con molta prudenza i successivi 2 chilometri, lungo un tracciato veramente ben fatto, curatissimo in ogni dettaglio. Tante sono le curve ed i ripidoni, sempre accompagnati da sponde che facilitano il cambio di direzione. Il più pimpante è come sempre l'agile Andrea, che in lontananza dopo uno zig-zag fatto a tutta velocità intravede un trampolino di un salto.
"Lasciamo stare" pensa inizialmente Andrea, poi però all'avvicinarsi del piano inclinato una forza oscura lo obbliga a sterzare e puntare il trampolino. Il volo è plastico, così come l'atterraggio contro un albero. Il biker sbatte con la schiena e si accascia al suolo.
"ahhh Alfo' ... ahhh". Alfonso, che è a 50 metri dal trampolino, avverte il grido di Andrea e si precipita già pensando al peggio. Arrivato su luogo dell'impatto, Andrea è già in piedi con una mano sulla schiena e una sul casco. La bici è riversa sul terreno. Fortunatamente nessuna conseguenza. Andrea si rimette in sesto e, così come qualche minuto prima con Francesco, è già nuovamente in sella a tutta velocità sugli ultimi tornanti.
Ci ricompattiamo e imbocchiamo l'ultimo trail, "Fosca". Qui percorriamo uno stretto budello tra rocce ed alberi, abbastanza accidentato che ci obbliga ad una andatura lenta. Fin troppo, si lamenterà dopo Raimondo, che arrivato per primo alla fine del trail, appella i suoi amici come i "pensionati" della mountainbike, affermando di aver percorso in tutta scioltezza i punti più complessi ed aver saltato ad ogni rampa, senza esitazione alcuna. Per nulla conviti, non essendoci testimoni di questa strabiliante performance, lasciamo Raimondo ai suoi sogni ad occhi aperti e riprendiamo la strada.
Arriviamo a valle ed alle auto verso le 12h00 , dopo aver percorso 14 km (6 in meno del previsto, in virtù dell'immancabile taglio), di cui gli ultimi 6 veramente belli e difficili. Nonostante la faticosa salita, il taglio e le cadute, il sorriso con cui ci salutiamo fotografa ancora una volta la nostra bella giornata di sport. Alla prossima avventura.








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