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Croce del Taburno

  • Immagine del redattore: Alfonso Calabrese
    Alfonso Calabrese
  • 30 dic 2021
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 3 gen 2022

28,4km; 1123md+; traccia; relive ; video

Il parco del Taburno Camposauro è stato meta di numerose escursioni Bike&Ski, fin dalla nascita del team nel lontano 2015 (link). Abbiamo perlustrato il Taburno da ogni lato e percorso i suoi tanti sentieri. Mai siamo però riusciti ad arrivare alla sua cima, a 1394 m.


Oggi ci siamo posti questo obiettivo: tornare sul Taburno e non mollare prima di aver raggiunto la croce posta proprio nel suo punto più alto.

Alfonso ha definito un percorso che, prevedendo il più possibile l’ascesa su asfalto, rende l’impresa fattibile. Meno attento nel definire il percorso del ritorno, dove i nostri eroi hanno incontrato non poche difficoltà. Ma procediamo con ordine.


Ci ritroviamo a Piano di Prata, Cautano (Bn) poco dopo le 9: sono della partita oltre ad Alfonso, Raimondo, Roberto, Fabio, Andrea e Mario, a cui si sono aggregati Sergio ed Ugo.


Procediamo con il setup bici, durante il quale ricordiamo: l’emozione di Raimondo nel ricevere da Mario un porta cellulare (in sostituzione di quello andato distrutto sul Castagnaro) e dell’enorme deiezione bovina pestata con scarpa e bici da Alfonso (porterà bene? I fatti che racconteremo diranno il contrario).


Partiamo e ci dirigiamo verso il quadrivio dove si svolse la battaglia delle forche caudine tra l’esercito romano e quello dei sanniti, nel 321 A.C. Una veloce foto vicino la scultura che ricorda la vittoria dei sanniti contro gli invasori romani, poi iniziamo la lunga salita.


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Il piano ben congeniato da Alfonso (almeno per la prima parte) prevede una lunga e non troppo aspra salita lungo la strada provinciale per 11km, superando un dislivello di circa 600 m. Arriviamo quindi ad una delle entrate del parco del Taburno e Camposauro, non troppo stanchi ma infreddolititi dal gelido vento e dalla temperatura che, pur in una giornata tersa e soleggiata, è intorno ai 5°C.


Varcato il primo cancello, continuiamo nel fitto bosco a pendenze via via crescenti.

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Arriviamo al bivio di Piano Melaino: a sinistra inizia il percorso verso la vetta, proseguendo dritti invece inizia il sentiero del ritorno. Già provati dalla lunga salita nel gruppo inizia a serpeggiare un certo malcontento e qualcuno (non facciamo nomi per correttezza, ma solo le iniziali M.S.) propone di saltare la vetta e di rientrare. No, non possiamo ancora una volta abbandonare la sfida; Alfonso richiama all'ordine tutto il gruppo e dopo un ulteriore selfie dronico (con sorrisi di circostanza) proseguiamo verso la vetta.

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Saranno solo 4km, ma di una difficoltà estrema: procediamo a tratti a piedi e con frequenti soste. Raimondo ha un primo calo di zuccheri e fa fuori mezza bustona di frutta secca, portata dal premuroso Alfonso. Anche Roberto è meno brillante del solito: va sottolineato che in questi gironi non si è fermato un attimo tra bici, crossfit e sci. In testa al gruppo i motorizzati Ugo, Mario e Fabio (che non lesina in corrente e pagherà cara questa scelta nel prosieguo del giro). Nel gruppo di testa c'è il nostro Sergio in front muscolare, che conferma la sua fibra da ironman. In coda oltre ai già citati Raimondo e Roberto, Alfonso (supporto logistico e fotografico) ed Andrea, che pur non risentendo della fatica resta con i 3 desperados portando loro una parola di conforto.

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L'ultimo chilometro prima della vetta è davvero duro: spingiamo le nostre bici su una pendenza del 15% fino ai 1394m della cresta. . Affrontiamo un numero infino di stretti tornanti. Alfonso scandisce l'avanzamento: "Ragazzi forza siamo a 1250, mancano 144 metri". Anche i motorizzati sono costretti a scendere e bici alla mono proseguire a piedi. Ugo utilizza la funzione walk, ma sui tornati è costretto a sollevare la sua pesante ebike. "Coraggio 1290 metri". Raimondo, sempre supportato da Andrea, ha una seconda crisi e decide di abbandonare la bici lungo il sentiero (per poi riprenderla al ritorno). "Dai, dai 1320". Tutte le energie sono concentrate sulle gambe, nessuno osa fiatare. I tornanti sembrano non finire mai. "1360, mancano 34 metri è quasi fatta". E' tale il silenzio che Alfonso non capisce se la sua voce si stia realmente propagando nella gelida aria, quando un raggio di sole squarcia il buio del bosco: immensa si staglia la croce del Taburno, 1394m, "ragazzi ce l'abbiamo fatta !!!". Alla spicciolata uno per uno i nostri eroi arrivano alla croce.


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Infine gli appiedati Raimondo ed Andrea, pensierosi e vogliosi di rivolgere ad Alfonso un caloroso ringraziamento per "la bella passeggiata".

Raimondo esprime tutta la sua devozione, essendo certo che solo l'Altissimo lo abbia protetto e mantenuto in vita durante la devastante salita.

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La vetta merita tanti scatti ed una foto di gruppo davvero mitica.

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Consumiamo un veloce spuntino a base di barrette energetiche. Sergio molto più prosaicamente addenta un profumatissimo "pagnuttiell" ed al suo "ragazzi ne ho un altro, chi ..." Fabio senza lasciargli completare la frase, con balzo felino lo addenta, rischiando di strappare al povero Sergio almeno due falangi.

Ora che parte delle energie sono recuperate ci rimettiamo in sella e percorriamo a ritroso i ripidi 4km fino al bivio del piano Melaino. Il sentiero è molto scosceso e quindi procediamo con estrema cautela. Arriviamo al bivio in meno di 15 min, senza alcuna caduta o intoppo.

Proseguiamo quindi, attraversando il piano. Un selfie dronico ci immortala in prossimità del celebre trullo del Taburno.

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Imbocchiamo quindi un ripido sentiero in discesa e poi in salita che prevede stretti passaggi tra le rocce, occorre quindi proseguire a piedi.


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La stanchezza riemerge e il malcontento cresce "direttore siamo in traccia ?", "Alfo' ma si sicur' che jamm buon ?" e tante altre frasi, che omettiamo per decenza, accompagnano per 10 minuti il cammino.


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Superata la casina reale, incociamo quindi un vecchio pastore. Il team, capitanato da Raimondo supportato da Ugo, prova a costruire un piano alternativo e pone 1000 domande: "andiamo bene per Cautano ?", "c'è ancora molto da salire ?", "dov'è la strada più vicina ?".


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Il pastore, che non vedeva l'ora di scambiare due parole con altri esseri umani, comincia un lungo discorso nell'idioma locale. A suo dire continuando per il sentiero arriveremo ad un bivio: "jate a destra e troverete la strada asfaltata. Nun jate a sinistra che ve perdite rint o' bosco".


Proseguiamo e dopo poco arriviamo al bivio indicato dal pastore. Alfonso tranquillizza il gruppo: "ragazzi don't worry andiamo a sinistra e seguiamo la traccia, mancano 10km alle auto. E' tutto sotto controllo". Fabio e Raimondo tentano invano di far cambiare idea ad Alfonso, ma non c'è verso. Forte del suo Garmin e dello studio dei luoghi è irremovibile. Proseguiamo quindi a sinistra, "rint' o' bosco"

Qui prendiamo un po' di velocità. Mario si lancia in vetta al gruppo e dopo circa un chilometro non si accorge di aver preso il sentiero sbagliato. Alfonso richiama il gruppo "siamo fuori traccia". Facciamo dietrofront e qui il buon Fabio, forse ancora appesantito ed annebbiato dal pagnuottiello di Sergio, non vede un sasso che impatta sul fondo della sua bici. La catena si blocca e con essa la ruota posteriore.

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Dopo più di 20 minuti, grazie all'ottimo lavoro di team di Mario, Sergio ed Andrea la bici viene ripristinata e possiamo proseguire.


Siamo nuovamente in traccia ed arriviamo sul fondo di una stretta vallata. Davanti a noi a forma di V due colline si incontrano, separate da un profondo canale. Il bosco è fitto ed il segnale GPS è incerto. Prendiamo il sentiero sul versante sinistro della V. Naturalmente era il versante sbagliato. Ci accorgiamo dell'errore tardi e, dopo aver consultato la mappa, decidiamo di proseguire per poi ricongiungerci più avanti alla traccia. Questo errore, che Raimondo più volte sottolineerà e rinfaccerà al povero Alfonso, ci costa una deviazione di 2km ma soprattutto ancora 150m di salita.

Prima di ricongiungerci alla traccia, arriviamo ad un bivio che riconosciamo aver percorso nel passato. A sinistra si arriva su una stradina asfaltata e poi a Frasso Telesino, dritti si continua per la traccia di Alfonso. Raimondo prova ancora a convincere il gruppo a cambiare programma ed a girare a sinistra. Neanche stavolta riesce nel suo intento. "Alfonso, forse non ti ricordi, ma andando dritto c'è una salita mostruosa", prova disperatamente un'ultima volta a far ragionare Alfonso, l'amico di tante avventure e coprotagonista di altrettante litigate sui sentieri. "Raimondo la traccia non mi indica nessuna salita, sono sicuro. Dai scommettiamoci una pizza,, ok ?", replica sereno e convito il buon Alfonso.


Non si cambia programma e si prosegue dritto. Ma dopo circa 10 minuti Raimondo comincia a pregustare una succulente margherita: davanti a noi una nuova e lunghissima salita !

Ad Alfonso non resta che ammettere l'errore, a suo dire legato allo scarso segnale GPS. Ingoiato il rosp e finita la salita, godiamo tutti degli splendidi panorami che si aprono davanti ai nostri occhi.


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Pace fatta tra i nostri eroi che pedalano uno accanto all'altro, definendo i dettagli per la pizza !

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Ancora pochi colpi di pedale ed arriviamo a campo sauro, pianoro sempre pieno di cavalli allo stato brado.

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Finalmente giungiamo alla strada asfaltata. La imbocchiamo ed in discesa in pochi minuti siamo alle auto. Sono passate le 16 e siamo notevolmente provati. Tante le emozioni oggi e tanta la fatica. Quella sarà presto dimenticata, mentre quest'avventura resterà per sempre nei nostri ricordi.








1 commento

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Alfonso Calabrese
Alfonso Calabrese
02 gen 2022

Riporto il commento del nostro mitico Roberto: "Ciao Alfonso, ottimo racconto come tuo solito ma con qualche inesattezza, dovuta forse ad una mancanza di zuccheri anche per te 😄😄😄? Sulla vetta del Taburno e quindi alla Croce i primi ad arrivare, di gran lunga, siamo stati io e Fabio 😄😄😄. Altro che retrovie. 😉". In effetti dopo una partenza timida, Roberto ha preso come suo solito la testa del gruppo. Grande Roby !

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