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Taburno classic

  • Immagine del redattore: Alfonso Calabrese
    Alfonso Calabrese
  • 15 dic 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

29km; 980md+; traccia; relive

La vetta del monte Taburno, con la sua croce in acciaio, è sempre stato un obiettivo maledetto per il team. Nel passato tutti i tentativi sono risultati vani. Per questo secondo weekend dicembrino, Alfonso propone al team di riprovarci. Rispondono presente all'appello Raimondo, Generoso, Mario, Santino e un ritrovato Gaetano. Tutti super motivati a raggiungere la cima.


Dopo un caffè a Maddaloni ci ritroviamo a Frasso Telesino, alla antica chiesetta di S.Vito pronti per l’avventura.

Completati i consueti setup, lubrificazioni, vestizioni e l’immancabile distribuzione degli indumenti di Generoso che non entrano nella sua borsa da manubrio (questa volta è Santino che si sacrifica), finalmente partiamo.


Dopo circa 8km di salita su asfalto raggiungiamo lo sterrato. Il ritmo è discreto, anche se la fatica comincia a farsi sentire. Inizia a serpeggiare l’idea di accorciare il giro.


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Dopo aver raggiunto una prima cresta del complesso montuoso ed ammirato lo splendido panorama, dove possiamo riconoscere il Vesuvio, Capri, Ischia ed in lontananza Ventotene e Ponza, riprendiamo la dura salita, facendo ricorso alle ultime energie.

Arriviamo al punto dove si incrociano il sentiero del ritorno e quello che, con ulteriori 400 m di dislivello (3km), ci porterebbe alla croce. Aspro è il dibattito tra chi ha voglia di provare a raggiungere la croce (Mario, Santino, Gaetano ed Alfonso) e chi è invece preferirebbe saltare questo tratto (Raimondo e Generoso). Si decide di provare a salire, con l'impegno di fermarsi non appena qualcuno tra noi dovesse essere in difficoltà. Cosa che avviene dopo poche centinaia di metri: Raimondo comincia a vaneggiare, in preda di una crisi ipoglicemica. Generoso, che non ha neanche la forza di parlare, richiama l'attenzione emettendo un gemito quasi animalesco. Alfonso allora richiama tutti e si torna indietro.

Il percorso è ancora ricco di tratti in salita, ma anche di lunghe e appaganti discese. Il divertimento comincia. Ci fermiamo nuovamente a riprendere fiato per poi gettarci lungo un tratto in discesa che ci porta all'altopiano di Camposauro.


Dopo un breve tratto di discesa in asfalto ritorniamo sullo sterrato. LA proposta di Santino di rientrare da asfalto, caldeggiata da Gaetano, viene bocciata. Ci tuffiamo quindi in questo nuovo sterrato. Ma più sbagliata si rivelerà questa scelta. Il fondo di questo tratto è intriso d'acqua e dovremo superare un numero imprecisato di grosse pozzanghere e lunghi tratti di fango. Siamo tutti molto stanchi, ma a preoccuparci ora è Mario, particolarmente attento alla pulizia della sua bike, che alla vista di tutto quel fango, ha una semiparesi laterale sx al volto !



Arrivati ad una delle tante fonti, con il supporto di Santino che smonta il tubo di arrivo dell'acqua Mario comincia a pulire la sua bici.


Lasciamo l'abbeveratoio pensando che il peggio sia passato.

In realtà nei successivi km incontreremo altre pozzanghere e tonnellate di fango, che renderanno quasi irriconoscibili bici e noi bikers.





Arriviamo alle auto passate le 2, avendo rinunciato all'ultimo tratto di sterrato, ovvero ad altre valanghe di fango. Ad ogni modo bellissimo giro e grandi risate, come in ogni avventura Bike&Ski !



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