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Catena rotta a Bracigliano

  • Immagine del redattore: Alfonso Calabrese
    Alfonso Calabrese
  • 25 lug 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 28 set 2022

19,2 km; 580 md+1; relive; traccia;

Questa di domenica 24 luglio 2022 è un’escursione di quelle toste. Nulla è mancato all’avventura sulle alture dell’agro-sarnese. Una traccia iniziale ambiziosa, quasi 30 km quasi tutti su sterrato e guadagno di quota vicino agli 800m (che ovviamente non sarà rispettata). Meteo asciutto e temperature costantemente sopra i 30 gradi. Zero fonti d’acqua sul percorso. Numerosi tratti in salita su fondo sconnesso. A condire il tutto una bella caduta, un attacco fantasma di cani maremmani e l’immancabile noia meccanica, da cui il titolo di questo racconto.

Il trail di oggi è stato organizzato all’ultimo minuto. I giorni torridi di questo fine luglio non erano affatto consoni ad un giro in MTB. Siamo al venerdì ed Alfonso prova a verificare se nel gruppo ci sia chi voglia misurare le proprie doti atletiche, anche sotto queste temperature. Dopo pochi secondi, sul gruppo Wapp del team, si manifestano Francesco, Roberto e l’immancabile Raimondo. Quindi si va. Alfonso elabora un anello sopra Bracigliano, unendo vari tratti già esplorati dal gruppo nel passato. Il link alla traccia viene postato su Wapp, con la richiesta da parte di Alfonso a Raimondo di verificare, ed eventualmente proporre varianti o invertire il senso di marcia (questo per evitare le immancabili polemiche e discussioni in vetta). Ma Raimondo tace. Alla partenza dirà che lui si fida per definizione dell’operato del Direttore.



Ci ritroviamo al boschetto, 3 km oltre Bracigliano, dove la provinciale scollina per poi proseguire in direzione Forino. Noi invece lasciamo qui le auto all’ombra (pensavamo). Giusto il tempo per Francesco di cogliere qualche ciliegia e partiamo subito su un sentiero in salita in direzione nord.


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Come in ogni giro, ma soprattutto quando siamo in queste zone, il nostro pensiero va al nostro mitico presidente Generoso. E' lui che ci ha fatto conoscere queste zone. E' con lui che abbiamo vissuto mitiche avventure tra trails sconosciuti, intoppi di ogni tipo, nocelle, ciliegie e tante tante risate. Grazie Gene, sei sempre con noi.


Come detto dal boschetto prendiamo un trail che senza eccessiva pendenza ci porta sulla prima vetta. Le nostre gambe sembrano girare bene oggi: meglio Francesco e Roberto, più allenati. Ma anche Raimondo ed Alfonso sembrano tenere il passo.


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Questo trail ha un profilo altimetrico irregolare, ovvero non una lunga salita iniziale ed una conseguente lunga discesa finale, ma tante vette intermedie: quindi tante salite brevi e altrettante rapide discese (si veda il profilo all'inizio di questo post). Questa conformazione, unita al fatto che delle brevi discese ci si dimentica subito, rende il giro come un anello in perenne salita. Infatti, già dopo pochi chilometri Raimondo comincia a borbottare.


Arriviamo, dopo circa 3,5 km di sterrato ad un tratto in asfalto (ovviamente sempre in salita). Questo tratto è esposto al sole e quindi è particolarmente duro.


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Dopo poco più di 1 km di asfalto (km 4,5 dalla partenza), la traccia ci indica di riprendere lo sterrato. Raimondo suggerisce di restare sull’asfalto (dove lo sforzo in salita è minore). Ma la strada ci porterebbe totalmente fuori percorso. Imbocchiamo quindi nuovamente lo sterrato ed almeno torniamo all’ombra.

Saliamo fino al bosco di nocelle dove il terreno spiana. Entriamo quindi nel “santuario” (al km 6,3), ovvero un cortile dove il proprietario ha allestito numerosi altarini religiosi. Una sosta al santuario è meta obbligatoria quando si gira da queste parti.


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Lasciato il santuario ci lanciamo finalmente in una lunga discesa, per quasi 3 km (percepiti 0.5 km). Il fondo alterna tra terreno compatto, sassi e canaloni. Nulla di estremamente difficile e in pochi minuti ce la siamo bevuta tutta.


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Arriviamo ad una strada asfaltata (al km 9.7). Chi non conosce la traccia spera fortemente che il percorso preveda di imboccarla verso destra, continuando a scendere. Francesco, Roberto e Raimondo (tutti privi vi traccia), attendono Alfonso per il responso, temendo quale sarebbe stata la risposta. “Ragazzi, ora si sale di nuovo. Svoltate a sinistra!”, sentenzia il preciso Alfonso. Raimondo prova il consueto strappo: “io direi di scendere, mi ricordo di questa strada. Sono sicuro che ci riporterà alle auto”. “Raimo’”, gli risponde un diplomatico Alfonso, “se vuoi arrivare a Quindici e farti tutto il giro del Partenio, vai pure. Tu ricordi bene. Questa strada la abbiamo fatta, ma quando avevamo le macchine a valle a Lauro, non quando partivamo sopra Bracigliano.”. Raimondo borbotta qualcosa tra sé e sé, sembra però aver accettato di buon grado la spiegazione. Gira la sua bike a sinistra e inizia con gli altri una nuova salita.


Il giro iniziale prevede di arrivare al Piano di Prata, ma è chiaro che le temperature così elevate stanno fiaccando le nostre energie. Poco male. Alfonso aveva già elaborato un piano B, per ridurre il giro da 30 a 20 km. Saliamo fino al km 10.5.


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Ci fermiamo per una sosta barretta e decidiamo all’unanimità per il piano B. Tale piano prevede di abbandonare ora l’asfalto e di immetterci in un lungo sentiero in falsopiano.

Pedaliamo lungo questo sentiero, sempre all’ombra dei noccioli e faggi per circa 1 km e poi iniziamo l’ultima e durissima salita, fino al km 15.8.

Stavolta la salita è tutt’altro che semplice. Canaloni e grossi sassi ci impediscono di pedalare e siamo costretti per lunghi tratti a trascinare le nostre bike. Raimondo e Francesco sono stanchi e abbastanza contrariati da questo anello “sempre in salita”. Saranno stati gli strali inviati dai due, il fondo secco e scivoloso o la stanchezza, ma proprio in qual momento Alfonso scivola lungo un canale, cadendo rovinosamente sul ginocchio sinistro. Fortunatamente qualche piccola escoriazione ed una gamba coperta di polvere sono le uniche conseguenze. Ad ogni modo Alfonso terrà conto nel futuro della potenza degli occhi secchi dei due “amici”.

Siamo quasi in vetta, torniamo a pedalare. Lo sforzo è elevato. Ci giriamo e non scorgiamo più Francesco. Ci fermiamo e lo chiamiamo a voce alta. “Uagliu’, s’è scassata nata vota a catena!” è la laconica risposta di Francesco. La maledizione del Dragone sembra non volerlo abbandonare.


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Se però nella precedente avventura il povero Francesco era dovuto tornare alle auto senza catena (trainato dai fidi Raimondo ed Alfonso), questa volta la riparazione “on site” riesce: la catena viene richiusa e reggerà fino alla fine.


Siamo in vetta al Campo Summo. Occorre deviare sulla destra e scollinare per tornare a Bracigliano. Roberto ha un cattivo ricordo: proprio in questo punto fummo assaliti e rincorsi da due grossi cani da pastore. Prova quindi a convincere tutti a trovare un altro sentiero. Alfonso lo rassicura. I cani sono in un casale a 500 m, il nostro percorso non prevede di passarci accanto. Roberto si convince, ma chiede di restare compatti per affrontare in gruppo l’eventuale nuovo attacco. Stavolta va tutto bene. I cani sono lontani ed in verità non sentiamo neanche il loro latrato.


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Siamo in dirittura di arrivo. Ultimo strappetto in salita, poi giù su asfalto e infine ultimi chilometri sul discesone finale. Chiudiamo il giro con 19,2 Km di intensa fatica ma grande divertimento.


Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere tutto il post ed alla prossima avventura!


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