Palma Campania Small Ring
- Alfonso Calabrese
- 12 gen 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 6 giu 2024
Dopo aver scartato le ipotesi di un’escursione in Abruzzo e sul Lago Laceno (troppo distanti), decidiamo per questo secondo weekend dell’anno, di affrontare un lungo e difficile tracciato, che partendo da Palma Campania si arrampica fino alla sommità dei monti del sarnese, per poi ridiscendere sul versante nord in zona Quindici.
Oggi siamo quasi al completo, manca solo Rob, attivo sulle piste di Roccaraso.
Lasciamo le auto al parcheggio del kartodromo internazionale di Sarno e cominciamo subito a salire. Sono le 8:35.
Il ritmo è subito molto sostenuto e Generoso, ancora non in forma olimpica, procedendo in modo compassato, mantiene saldamente la ... coda del gruppo.
La strada è particolarmente dissestata. La salita è su un misto di asfalto e sterrato. Man mano che saliamo ammiriamo la maestosa sagoma del Vesuvio che incornicia un panorama reso spettacolare dalla giornata soleggiata.
Ci fermiamo più volte per ricompattare il gruppo. Il nostro obiettivo è di completare il giro in modo da essere al più tardi alle 14 a Napoli. Ma la stanchezza comincia a fiaccare alcuni tra noi che abbassano sempre più la cadenza delle pedalate.
Arriviamo alla caserma della forestale alle 10:00. Siamo a 9 km dalla partenza ed a 24 km dall'arrivo, di cui almeno altri 8 di salita. Qui inizia un confronto serrato per valutare come continuare: sul tavolo 3 ipotesi. La prima: continuare il percorso iniziale, aumentando però il ritmo. La seconda: prendere un sentiero sterrato e scendere sul versante sud, abbreviando di almeno un terzo l’escursione. E la terza: continuare per altri due chilometri e poi tornare per la strada dell’andata. Il presidente, che dopo 10 min raggiunge il gruppo alla caserma, non avendo particolari problemi di orario di arrivo, caldeggia la prima ipotesi, sovrastimando un pelo le sue energie residue. Mario è categorico, io tra un po’ faccio marcia indietro e rientro, ho ospiti a casa. Stesso vincolo per Raimondo. Nicola non si esprime. A questo punto punto l’onere della decisione cade (come spesso accade) sulle spalle del povero direttore tecnico, Alfonso, che propone di prendere il sentiero sud (ipotesi 2), mai fatto prima e non privo di incertezze. Pur abbreviando di molto il giro, la discesa sarà uno spasso.
Dopo aver superato la Caserma e poi il Quagliodromo, prendiamo un sentiero in discesa ed attraversiamo un fitto bosco. Qui ci imbattiamo in un gruppo di motociclisti su moto da cross, provenienti da Sarno. Dopo aver ricevuto da loro rassicurazioni sul sentiero, che loro avevano da poco percorso in salita, riprendiamo la discesa entrando in un tratto con erba alta. Con coraggio procediamo con, a due metri da noi, il dirupo esposto a sud.
Dopo esserci ricompattati, avvertiamo alcuni strani scoppi. All'uscita di un tornate vediamo 6 ragazzi in tuta mimetica che, mitra alla mano, sparavano all'impazzata. Gridiamo e fischiamo. Gli spari si interrompono. Era un gruppo di “soldati”, amanti di simulazioni militari. Scambiamo con loro due battute. Chiediamo loro una tregua del fuoco e di avvertire per radio le altre "pattuglie". Fortunatamente nessuno viene raggiunto dalle pallottole di gomma.
Continuiamo a scendere fidandoci dell’intuito, non avendo alcuna traccia da seguire. Questa volta non ci perdiamo e dopo poco ritroviamo la strada percorsa all'andata. Arriviamo alle auto alle 11.15, in tempo per un caffè e per rientrare con molto anticipo a casa.




























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