Ski tour 2024
- Roberto Laringe
- 5 feb 2024
- Tempo di lettura: 25 min
Aggiornamento: 8 feb 2024

Introduzione
Per lo ski tour 2024 Roberto ha pensato ad un giro diverso, modificato in parte con l'inserimento del comprensorio del Monte Civetta, della Marmolada e delle Tofane di Cortina. In pratica un giro studiato per affrontare le migliori piste dell'arco dolomitico, sciare in notturna e fruire dei più bei rifugi delle dolomiti. Cambiano, così, due rifugi su tre.
Dopo il successo dello scorso anno e la diffusione della notizia anche in quel di Hintertux, ghiacciaio austriaco sede degli allenamenti di ottobre con il gruppo OEC, il team è stato subissato di richieste di partecipazione.
Per evitare un gruppo troppo numeroso e difficilmente gestibile, dopo tanti rifiuti di ampliare il numero, si è deciso di puntare sul nucleo storico dei sette con trascorsi in ski tour (Roberto, Sasà, Agostino, Marco, Lucia, Monica e Luca) con l'aggiunta di Annamaria e Laura, prenotate da tempo da Monica, sorelle desiderose di vivere l'esperienza safari.
Nell'ultimo mese due richieste irrinunciabili di Maria Laura e Valentina ha portato il gruppo ad undici elementi. Il forfait imprevisto ed improvviso per ragioni personali di Annamaria ha consentito a Noemi di aggiungersi quale prima in lista di attesa.
Un gruppo, quest'anno, farcito di bellissima gioventù in carriera nelle rispettive professioni.
Il viaggio
Per la prima volta nella storia degli ski tours si è deciso di arrivare in auto a Pozza di Fassa, ritrovo per il secondo anno consecutivo. La decisione si è resa indispensabile per consentire di recuperare Valentina all'aeroporto di Bologna proveniente da Barcellona, Luca a Verona proveniente da Amsterdam via Milano e Lucia nella stessa Verona reduce da appuntamenti di lavoro e visita ai cantieri in quel di Milano.
Partenza il giorno 31 alle ore 7 e 30 sotto casa di Monica con Marco, Maria Laura e Noemi puntuali all'appuntamento e con Roberto che di li a poco arriva per condividere il viaggio con Monica e Laura.
Agostino con Sasà, intanto, era già in viaggio da un'ora per prelevare Valentina a Bologna che arrivava al mattino presto.
Il gruppo procede sgranato anche per consentire a Valentina e Noemi di arrivare in tempo e noleggiare gli sci. Roberto, Monica e Laura recuperano Luca al centro di Verona e Lucia lungo la strada dalla stazione al centro e si recano, come consuetudine, alla pizzeria napoletana (Peperino) a due passi dall'arena. Per il secondo anno consecutivo si arriva con qualche minuto di ritardo, rispetto alle 14 e 30 orario di chiusura del locale, e si fa appello alla conoscenza dei proprietari da parte di Roberto per riuscire a gustare una pizza tutta napoletana.
Immancabile la passeggiata per le vie del centro fino a Piazza Bra anche per gustare il tradizionale "minuto" di Bauli.


Arrivati a Pozza di Fassa check in, stavolta veloce, all'albergo Monzoni, per la seconda volta sede del ritrovo. Immancabile qualche acquisto da parte di Roberto e Luca al vicino negozio "La Sportiva" marca molto apprezzata che ha sede a pochi chilometri da Pozza, in Val di Fiemme. Ci si dirige puntuali, di li a poco, a cena al solito "Vecchio Mulino" ai piedi della pista "Aloch" aperta anche in notturna e sede degli allenamenti della nazionale di sci. Cena abbondante ma da dimenticare con piatti pasticciati e insipidi. L'abilità di venditrice della cameriera ci ha ingannati per la seconda ma sicuramente ultima volta.
Al mattino seguente tutti puntuali a colazione e primo briefing del tour. La necessità di arrivare domenica puntuali, per consentire di arrivare in tempo agli aeroporti di Milano e Bologna per il rientro di Luca e Valentina, fa propendere Roberto dalla partenza da Lupo Bianco a Canazei piuttosto che, come di consueto, dal Buffaire di Pozza di Fassa. Pertanto dopo qualche rifornimento per mettere gasolio con antigelo ed una puntata in farmacia tutti pronti ai nastri di partenza da Lupo Bianco. Parcheggiate le auto ed indossati gli smanicati personalizzati azzurro Napoli con tanto di scritta Bike & Ski Napoli Campi Flegrei alle ore 9 parte uno ski tour che si preannuncia memorabile.
Primo Giorno
Canazei > Arabba > Marmolada > Malga Ciapela > Alleghe > Monte Civetta > Pecol > Zoldo
La temperatura si presenta abbastanza rigida e quindi garanzia di piste in perfetto stato. Il cielo è leggermente velato, non tanto da pregiudicare la visibilità, almeno nella prima parte della giornata.
Dopo la prima cabinovia Lupo Bianco e le raccomandazioni di Roberto sulla necessità di rispettare le regole, per mantenere compatto il gruppo ed evitare incidenti, si arriva sul belvedere di Canazei per le prime piste di riscaldamento. Una Sass becè ed una Belvedere in scioltezza prima di arrivare al passo Pordoi ed apprestarsi alla prima grande discesa direzione Arabba con i tornanti del Passo che interrompono l'immensità del bianco che copre le maestose vette di Sass Pordoi alla nostra sinistra e Porta Vescovo sullo sfondo: maestosa da un lato a sovrastare Arabba ed affaccio sulla Marmolada dall'altro. La Maria (42) e la Arabba (45) ci conducono in sequenza dopo 4 km ad un impianto intermedio di Arabba (Pont de Vauz) che ci porta sulla rossa Portados (11), dove i nostri iniziano ad apprezzare la densità e la fluidità della neve della località veneta e la pendenza che si fa sempre più significativa. Arrivati in fondo è doveroso alzare l'asticella. Il primo ed anche più recente impianto ci porta in cima ad una delle nere più apprezzate di tutte le dolomiti: La Fodoma (3). Una visibilità ancora buona ed una pista in perfetto stato mettono alla prova la consistenza del gruppo. Prova superata a pieni voti. Tutta di un fiato, tutta in perfetto stile e ad una velocità significativa. Sgranati, a distanza di pochi secondi l'uno dall'altro, il gruppo si ritrova ai piedi della Porta Vescovo per commentare l'ebbrezza vissuta nelle curve sinuose a portata di spigolo a 45 gradi. Già le prime piste lasciano intravedere le peculiarità di ognuno del gruppo: lo stile da agonista di Luca tornato (definitivamente?) allo sci dopo la parentesi snow board e fortunatamente, per la gioia di Roberto, frenato, in quanto a velocità, dagli sci da speciale utilizzati; lo stile statuario e regale di Maria Laura; lo stile tutto grinta e aggressività di Lucia; la velocità arrembante e scalpitante ma elegante e fine di Monica sovente accanto se non davanti a Roberto; l'esuberanza e le sequenze corto raggio di Noemi, la compostezza e la pulizia stilistica di Laura; l'incedere coriaceo nelle sequenze a serpentina di Valentina. Tra i diversamente giovani, l'impassibile Sasà dallo stile inconfondibile che non si scompone sia si tratti della direzione di un cantiere, di una pallina da tennis da addomesticare o di una pista da aggredire; Marco dalla ricercata sciata stilistica ed Agostino ex velocista ed in questo tour pronto a chiudere il gruppo per analizzarne i movimenti. Lo stile, però, rimane tra i più ricercati. Il sottoscritto guida il gruppo badando, come sempre, ad aggiungere altri elementi per migliorare lo stile coniugandolo ad una velocità che massimizza l'ebbrezza della discesa valorizzando quanto più possibile gli spigoli degli sci nelle curve da gigante spinto.
Passati all'ovovia Porta Vescovo le discese dall' intermedia ci fanno ammirare la più classica delle rosse; la immancabile Ornella (6) con i suoi cambi di pendenza che suggeriscono ed invitano a cambi di raggi di curvatura. Un'ultima meravigliosa nera, la Sourasass (5) completa l'escursione Arabba che si conferma tra la località con miglior rapporto piste/pendenze .
Questa volta l'ovovia di Porta Vescovo ci porta attraverso l'intermedia ai due impianti che collegano Arabba alla Marmolada. Attraversato il famigerato passo Padon (battezzato nel bike tour 2020, passo "ra Maronn", qui il link per chi volesse approfondire) ci accorgiamo che la visibilità sta calando e sta subentrando un leggero nevischio.
Intanto comincia a fare effetto la nostra divisa che si dimostra straordinario veicolo di promozione territoriale oltre che di nuove richieste di partecipazione allo ski tour. Un turista toscano decanta le bellezze dell'area flegrea comunicandoci una sua prossima visita. Un altro pensa che i Campi Flegrei siano chiusi confondendoli con la Solfatara. Gli incontri di curiosi, trovati in questo caso lungo il trasferimento alla Marmolada, non saranno gli unici.

Percorso l'ultimo tratto delle Marmolada chiediamo ad uno sciatore che proviene dalle stazioni a monte come fosse la visibilità ai 3300 metri della cima. Nonostante i consigli dell'avveduto sciatore che sconsigliano di arrivare in quota, il gruppo, temerario, decide di non poter perdere la ghiotta occasione di sciare su un'ottima neve come si presenta anche a valle. Scendiamo, quindi, fino a Malga Ciapela attraverso un sentiero particolarmente caro a Marco che costeggiando un ruscello e passando tra gli alberi crea un'atmosfera da fiaba. Giunti a valle ci apprestiamo a prendere la prima delle tre funivie. Man mano che ci avviciniamo alla quota ci accorgiamo che oltre alla scarsa visibilità anche il vento contribuisce e generare una piccola bufera d neve. Decidiamo pertanto di scendere all'intermedia e rinunciare, quindi, al primo chilometro che dalla cima arriva all'intermedia. Peccato perché oltre alla sciata si rinuncia ad una dei panorami più suggestivi di tutto l'arco alpino dolomitico.
La discesa non è delle migliori nonostante una discreta neve che il vento contribuisce, però, a sgretolare. Si scende badando a rimanere sul tracciato della pista, non sempre facilmente visibile considerata la marea bianca che rappresenta la Marmolada
A farne le spese è Sasà che, inconsapevolmente, esce fuori pista e si imbatte su un misto cumulo di neve e ghiaccio e batte la testa fortunatamente protetta dal casco. A piccoli "muri" arriviamo sempre più a valle dove ammiriamo il lago Fedaia ghiacciato per poi giungere di li a poco alla prima sosta nel rifugio prima di Capanna Bill a metà passo Fedaia. Classico bombardino per Roberto, Marco ed Agostino e classico panino di metà mattinata per Monica.


Dopo la sosta bagno e la rituale foto di gruppo fuori dal rifugio scendiamo con una migliorata visibilità fino a Malga Ciapela per prendere l'autobus per Alleghe. Arrivati in fondo alla pista ci accorgiamo della presenza di un mini bus da 9 posti che, con un prezzo leggermente incrementato rispetto all'autobus (70) e contravvenendo le regole sulla capienza (max 8 posti più conducente), ci conduce in dieci minuti ad Alleghe dove prendiamo l'omonima ovovia che ci porta sul Monte Civetta e durante il tragitto ci consente di ammirare il lago in tutta la sua imponenza con larghi tratti ghiacciati.
Una volta giunti al Monte Civetta si riprende con la pista Baldi, dall'omonimo colle, parallela alla pista dove il giorno successivo si sarebbe tenuto una tappa del campionato mondiale di ski cross. Sull'altro versante apprezziamo l'amplissima azzurra tendente al rosso Pian dei Sec che ci riporta a valle in men che non si dica con il gruppo che apprezza non solo la neve ma la ritrovata visibilità.
Ritornati in cima fa finalmente capolino il sole proprio nel momento in cui ci apprestiamo a dirigerci verso la rossa sotto l'ovovia che rappresenta uno dei must del Monte Civetta. Decidiamo allora di partire più a monte possibile prendendo la seggiovia direzione Selva di Cadore. Dalla cima la discesa è pura adrenalina. La pista Fermezza si congiunge con la rossa Lavadoi con una visibilità diventata ottima grazie al sole ed una velocità che aumenta sensibilmente. Le amiche del cuore Monica e Laura mostrano inaspettatamente ed improvvisamente tutta la loro grinta. Tanto ma tanto dolci nella vita privata quanto adrenaliniche nelle loro discese, se si esclude qualche pausa meditativa di Laura, forse ammaliata dalla incommensurabile bellezza che ci circonda e nella quale siamo immersi. Siamo al centro tra il Monte Pelmo ed il Monte Civetta due colossi dolomitici



La ritrovata visibilità ed un sole invitante ci fanno propendere per ritardare il pranzo. Ci spostiamo, allora, sul versante opposto alla Lavadoi per ammirare e sentire tutta la compattezza della neve della rossa n.1 Coldai che ci riporta all'impianto a monte di Alleghe. La pendenza in questo caso è leggermente inferiore alla Lavadoi e, complice la larghezza della pista, il gruppo si cimenta in una sorta di gigante che nella parte finale diventa anche super g quando si congiunge alla Pian de Sec. Tutti compatti e felici delle emozioni che stanno vivendo. Un pranzo giustamente ritardato ed ampiamente meritato viene allietato da uno chef napoletano dello chalet Col dei Balbi che tra uova speck e patate, tagliolini al ragù di cervo, canederli e polenta e formaggio ci fa immediatamente entrare a contatto con la cucina locale. Lo chef fa finanche una sortita fuori dalla cucina per salutarci da lontano ed indicare che la sua città ed i suoi concittadini sono sempre nel suo cuore con il classico gesto della mano battuta all'altezza del cuore.
Dopo pranzo dopo un'altra Coldai due lunghissime piste azzurre ci portano in Val di Zoldo al Palafavera dove una navetta ci attende per portarci al rifugio Staulanza.
Prima parte della giornata chiusa con 51,1 km all'attivo, 15 discese, 7800 metri di dislivello in discesa ed 8000 metri in impianti, 76 kmh la velocità massima, 2950 metri la massima altezza, 955 la minima.
Arrivati al rifugio Staulanza un meraviglioso cane ci accoglie all'ingresso. Dopo la sistemazione nelle varie camere doppie e triple, il gruppo si da appuntamento a cena alle 19 al fine di poter terminare in tempo per lo sci notturno a Pecol sulle piste più lunghe d'Europa relativamente allo sci notturno. Una buona cena ci prepara alla sciata in notturna.
Alle 20 puntuale la navetta si appresta a portarci a Pecol. Marco rinuncia cercando di preservare il fisico per le giornate successive. Monica, restia sul da farsi, viene convinta dalle pause video e foto che caratterizzeranno la serata. Arrivati a Pecol subito ci accorgiamo che la temperatura è incredibilmente alta per il periodo e per l'ora: 5 gradi che vanificano un abbigliamento da tutti pensato in funzione del freddo pungente. Ciò determina però condizioni della neve quasi primaverili con sciate poco fluide che aumentano non poco la fatica. La bellezza del luogo e delle due piste Foppe e Cristellin compensano però le condizioni della neve. Noemi dimostra come ha ereditato la passione del padre per la fotografia ed i video e si cimenta in tantissime foto e video al gruppo. Gruppo che dopo le prime discese preferisce la pista a destra, la Cristellin, meno frequentata, leggermente più pendente e più scorrevole. Alle 22 e 30 ci ritroviamo a valle in attesa della navetta dopo aver percorso 9 km con un dislivello in discesa di 2150 metri, 6 discese, 69,1 km/h la massima velocità. 1780 metri la massima altezza e 1370 la minima che dimostra come le due piste siano troppo a valle per sperare in una condizione migliore delle piste e della temperatura.


Rientrati in albergo il tempo di una doccia e tutti a letto felici di una prima giornata bellissima.
Secondo Giorno
Selva di Cadore > Pescul > Cortina Cinque Torri > Cortina Tofane > Lagazuoi
Una ricca e discreta colazione ci prepara ad una giornata memorabile. Il tempo è perfetto. Sole pieno, cielo completamente azzurro e temperatura rigida al punto giusto.
Dopo aver lasciato il rifugio Staulanza, puntuali alle 8 e 30 siamo all'impianto Palafavera anticipando, con la navetta, un gruppo di stranieri che era, come noi, in attesa. Arrivati in cima con una splendida vista tra Monte Pelmo e Monte Civetta, alla prima seggiovia come primi sciatori decidiamo subito di approfittare delle meravigliose condizioni della pista sotto il Monte Pelmo per aggredirla e tracciarla per primi, senza tralasciare la foto di rito in quota.

La Duel (33) ha la pendenza perfetta per chi vuole il massimo godimento dal connubio curve velocità. L'eccitazione è tanta e dopo un primo video, per la prima parte da solo, Roberto fa scorrere l'intero gruppo che si cimenta in una sequenza di curve perfette ed alternate da apparire una coreografia studiata. Qui l'esuberanza gioca un brutto scherzo a Maria Laura che, particolarmente veloce su questo tipo di tracciato, incrocia le code degli sci di Agostino facendogli perdere l'equilibrio e cadendo a propria volta. Nella caduta il casco, non ben allacciato, ruzzola velocemente a fondo pista ed occorre un Sasà in splendida forma per rincorrerlo e non perderlo di vista e poi finalmente recuperarlo. Solo una scivolata a valle più che una sciata per Maria Laura ed Agostino che si riprendono subito dopo il piccolo contrattempo/spavento.
Shorts: Duel bike and ski team
Il gruppo, considerate le piste di Alleghe già sciate il giorno precedente in abbondanza, decide di dirigersi subito verso Selva di Cadore attraverso la azzurra Fermezza. Una prima pista Fertazza rossa tutta al sole continua sulla falsariga della Duel del Monte Pelmo. Qui Agostino e Valentina nel soccorrere Laura alla quale si era staccato uno sci (circostanza che si ripeterà e che dovrà farle rivedere gli attacchi) non si fermano all'impianto ed incrociano la Salere procedendo fino a Pescul.
Il resto del gruppo apprezza la straordinaria pista Salere che dalle vette di Selva di Cadore conduce a Pescul. Primo tratto completamente al sole e seconda parte all'ombra che non scalfisce però la sicurezza del gruppo che apprezza straordinari muri tendenti al nero con una condizione della neve a dir poco perfetta con un fondo duro al punto giusto.
Arrivati e ricongiunti a Pescul, il gruppo trova immediatamente in partenza uno ski bus che attraverso il Passo Giau ci conduce a Fedare sul comprensorio di Cortina Cinque Torri.
L'antiquato impianto di Fedare, lento e scomodo, ci conduce ai piedi dell'Averau, accanto all'omonimo rifugio ed in cima alla pista che riporta allo stesso impianto oltre che allo Scoiattoli. Poco frequentata, larga e lunga al punto giusto con una neve a dir poco eccellente la Nuvolau (90) è un must a cui non si rinuncia mai. Tutta esposta al sole il fondo rimane inalterato per tutta la giornata e quindi appare come se fossimo i primi sciatori a percorrerla. Replichiamo l'ebbrezza e le emozioni vissute sulla Duel con una giornata che prosegue come meglio non potrebbe tra sole, temperatura rigida ma sopportabilissima, senza alcun nodo di vento e neve magnifica.
Risaliti in cima ci fiondiamo sull'altro versante lasciandoci il Nuvolau sulla destra, scorgendo in fondo il rifugio Scoiattoli con magnifica vista sul Sorapis il monte che sovrasta Cortina e la protegge da un lato con le Tofane a coprirne l'altro.
Percorriamo prima l'azzurra Averau e poi a seguire la rossa Cinque Torri tutta di un fiato ed approfittando delle piste sgombre ci cimentiamo in una sequenza da gigante senza soste fino in fondo alla seggiovia Scoiattoli che ci porta all'omonimo rifugio dove è doverosa una sosta breve e dove decidiamo di fermarci alle 14 e 30 al rientro dal terzo comprensorio. Il gruppo è sempre estremamente compatto e disciplinato ed anche Marco dopo i 51 km della prima parte della giornata di ieri tiene tranquillamente il passo ed apprezza con le sue curve non veloci ma stilisticamente impeccabili ogni centimetro di questa splendida neve.

Terminata la breve sosta ci dirigiamo alla destra del rifugio per percorrere una delle più belle piste delle dolomiti. La Lino Lacedelli (14) che, dopo nemmeno un chilometro, si snoda in due piste parallele che conducono al Cortina express, ovovia che collega il comprensorio Cinque Torri con il comprensorio delle Tofane entrambi due dei tre comprensori della famosa località veneta. Anche in questo caso il piacere della discesa è indescrivbile come incredibile è la compattezza del gruppo: tutti veloci, tutti disciplinati e tutti a distanza di pochi secondi al traguardo pronti a trasferirsi alle Tofane.
Dopo due impianti di collegamento, attraverso la seggiovia olimpia arriviamo alle Tofane express che ci portano a metà della pista di coppa del mondo femminile Olimpia la cui gara si è tenuta la settimana precedente.
Contrariamente alle previsioni, che davano le piste di Cortina super affollate, non c'è tanta gente, o meglio, non c'è tanta gente sulle piste.
Le piste delle Tofane hanno delle inclinazioni perfette e ci regalano tre ore di puro divertimento. Marco rinuncia a salire in quota e preserva il fisico per il resto della giornata. Questo, però, dopo alcune azzurre di allenamento, tra cui la Redoncè, la Roncato la Sanzan che ci riportano all'impianto Socrepes che ci conduce sulla parte medio alta delle Tofane. Dopo un'altra azzurra molto ampia, la Col Taron, arriviamo con un altro impianto alla parte alta delle Tofane in corrispondenza del rifugio Duca di Aosta a 2100 metri di quota. Dopo un assaggio di una fantastica rossa, la Canalone (32) in cui si apprezza la compattezza del fondo, solo leggermente duro anche per i trattamenti residui per la gara di coppa del mondo, si risale per provare la Stratofana Olimpica (35). Si preferisce evitare il primo tratto nero della 35 (Stratofana Olimpica Schuss) sotto alla Tofana di mezzo che appare particolarmente ghiacciata. La scelta è saggia perché la pista olimpica si presenta larga ed in perfetto stato ed inebria tutto il gruppo dopo le foto di rito con panorama sulla ridente cittadina veneta. Intanto incontriamo un sostituto procuratore di Benevento che incuriosito dalle nostre divise ci chiede come è possibile partecipare ad uno ski tour che ha sempre sognato di fare e chiede lumi a Roberto oltre al numero per poter avere maggiori informazioni. Dopo una Cacciatore (34) fatta dopo aver recuperato Marco in attesa ai piedi della seggiovia Piè Tofana, ci dirigiamo con un compagno di viaggio aggiunto verso valle. Agostino, infatti, ha conosciuto sulla seggiovia il padre del famoso portiere del Tottenham e della nazionale Vicario al quale manifestiamo la stima verso il figlio ricambiata dall'amore per la città di Napoli da sempre manifestato dalla sua famiglia. Il papà di Vicario chiede se può seguirci fino a valle e si trattiene in lunghe dissertazioni sulle caratteristiche dei vari portieri italiani tra cui il nostro Meret conterraneo e compagno nelle giovanili dell'Udinese del figlio.
Salutato in tutta fretta il compagno di viaggio, il gruppo si dirige di nuovo all'impianto di collegamento con il comprensorio Cinque Torri per arrivare puntuale all'appuntamento con il rifugio Scoiattoli per il pranzo. Nonostante un piccolo errore di Roberto, che conduce il gruppo ad una seggiovia più a valle rispetto a quella che garantisce il collegamento con Cinque Torri, il gruppo alle 14 e 35 giunge al Rifugio dove trova un bel tavolo panoramico ad attenderlo. Un succulento pranzo con varie specialità locali tra cui casunzei, canederli, tagliolini al ragù di cervo, tartufo, polenta e formaggio allieta un panorama mozzafiato sulle cinque torri. Dopo un'ora il gruppo, con Roberto che comincia a dare un po' di fretta, lascia il rifugio per dirigersi verso Lagazuoi il cui omonimo rifugio è sede della seconda tappa. Dopo un impianto che ci riporta ai piedi dell'Averau, metà della pista Nuvolau ed una deviazione a destra giungiamo ad un impianto vetusto ma molto suggestivo che taglia in due l'Averau e ci conduce dalla parte di Col Gallina verso Passo Falzarego. Dopo una serie di saliscendi in un contesto molto "wild " (cit. Laura) giungiamo a Col Gallina. Una bella rossa sotto l'impianto ed un ulteriore collegamento ci riportano a Passo Falzarego ai piedi della funivia Lagazuoi. Li, alle 16 e 15 troviamo i nostri zaini e arrivati in cima ci dirigiamo a piedi attraverso una rampa di scale al famoso rifugio Lagazuoi a 2752 metri di altezza.

Giornata di sci memorabile conclusa con 38,9 km, 19 discese, 8500 metri di dislivello in discesa e 7300 metri in salita. 77,2 km/h la velocità massima. 2779 la massima quota raggiunta, 1330 la minima.
Dopo la sistemazione in camera ed una cena succulenta facciamo amicizia con un gruppo di Brescia incuriosito dal nostro tour ed anche loro desiderosi di farlo considerato che si trovavano al rifugio avendo lasciato le auto a Passo Falzarego. Gli stessi si cimentano, all'esterno dopo una sauna, a varie esibizioni in costume con temperatura molto al di sotto dello zero. La vista dal rifugio è spettacolare, nonostante una leggera foschia che rende il tramonto meno superbo del solito ma in compenso sarà un'alba spettacolare


Terzo Giorno
Lagazuoi >Armentarola > San Cassiano > La Ville > Corvara > Col Fosco > Selva di Val Gardena > Santa Cristina > Ortisei
La colazione a Lagazuoi è sublime, abbondante e di qualità, così come l'alba che i ragazzi apprezzano particolarmente dopo una sveglia in cui precedono di gran lunga i diversamente giovani


Shorts: Alba


Terminate le operazioni propedeutiche alla partenza usciamo dallo ski room dove un gruppo di australiani di Melbourne chiede informazioni sul nostro team, sul nostro tour e come poter farlo anche loro. Per Roberto il riferimento è sempre Stefano con Dolomia a cui rimanda il gruppo.
In perfetto orario alle 08 e 30 siamo pronti per la prima discesa dopo aver riposto gli zaini nei pressi della funivia. Considerato che l'operazione di discesa a valle non è più assicurata dagli addetti all'impianto che pretendono sette euro a zaino, Agostino e Marco si propongono di scendere con la funivia con tutti gli zaini evitando al resto del gruppo di portarli giù in spalla. Peccato per loro e buon per noi perché la pista Lagazuoi è una pista rossa lunga 3.5 km, con un dislivello di 600 m che, soprattutto perché non vi ha sciato ancora nessuno e con un tempo in cui la pista è baciata in pieno dal sole, è una pista straordinaria, tecnica, con grandi cambi di pendenza, morbidi dossi e ampie curve. La giornata non poteva iniziare meglio ed il gruppo è come sempre compatto e veloce con temperatura perfetta e neve in ottimo stato.
Shorts: Lagazuoi prima e seconda
Ritrovati a valle Agostino e Marco e riposti gli zaini si risale a monte per poter poi cambiare versante e dirigersi in val Badia. Nell'attesa di Marco ed Agostino, fatti salire con la cabinovia successiva, abbondano le foto dalla terrazza dell'impianto dove si dominano le vette dolomitiche a 360°, dalle Tofane alla Marmolada fino al gruppo del Sella.
Ricongiunti a monte ci si prepara a sciare su una pista tra le più affascinanti delle dolomiti: con i suoi 8,5 km immersi in un paesaggio magico, l'Armentarola è senza dubbio la pista più suggestiva delle Dolomiti. Al cospetto dei monti di Fanes, la pista si dipana in una valle fatata, sovrastata da maestosi castelli di roccia. Cascate di giaccio scaturiscono dai monti circostanti rendendo l’interminabile discesa un susseguirsi di emozioni.
Alla partenza la pista presenta una bella pendenza. Nel vallone del Lagazuoi diventa poi più morbida e concede un po' di riposo per potere affrontare anche l'ultimo tratto che dallo Scotoni (famoso rifugio che Marco, Maria Laura e Laura visitano) scende in un canyon ripido per terminare nuovamente più dolcemente in località Sass Dlacia. E come in tutte le fiabe che si rispettino, qui una pariglia di cavalli è pronta per trainarci fino allo skilift Armentarola.
Shorts: coreografia



Da qui entriamo nel carosello sciistico dell'Alta Badia. Percorsa la 11 azzurra giungiamo a San Cassiano dove l'impianto Piz Sorega ci porta in cima all'omonima pista che rappresenta un must tra le piste rosse in quanto a pendenza, larghezza e curve. Sgranati ci divertiamo ognuno con le curve che più si aggradano a ciascuno e ci ritroviamo a valle. La temperatura intanto comincia a salire vertiginosamente e decidiamo subito di dirigerci a Piz La Ville per godere delle due Gran Risa prima che il fondo si deteriori: la nera teatro della coppa del mondo di slalom speciale, tra le preferite dal ex campione Tomba, e la rossa una delle più belle in assoluto delle dolomiti. Percorriamo, pertanto la Fraina, rossa di circa un km per prendere l'impianto Bamby, come l'omonima pista, che ci porta in cima alla Gran Risa. Qui Marco preferisce fermarsi e godere del sole e dei servizi del famoso Moritzino. Decidiamo di percorrere prima la nera che si presenta affascinante e difficile come sempre con punte di pendenza che toccano il 70%. Fondo ancora ottimo e tutto il gruppo si ritrova a valle della piccola funicolare commentando le emozionanti serpentine vissute. Risaliti a monte ci si fionda sulla rossa della Gran Risa, per Roberto la più bella pista delle dolomiti. La larghezza della pista, una pendenza media costante ed un fondo ancora abbastanza compatto, consentono a Roberto di scattare a tutta privilegiando le curve larghe tra gigante e superg, le inclinazioni che ti consentono di sfiorare la neve con il corpo e le lamine piegate a 45% e sentire tutta l'ebbrezza della conduzione in sequenza costante di curve. Dopo qualche secondo i velocissimi Monica e Luca subito dietro Roberto ed a seguire Lucia, Sasà, Maria Laura, Noemi, Laura con Agostino e Valentina leggermente attardati anche per gli scarponi di Valentina che cominciano a dare problemi.

Risaliti in cima recuperiamo Marco, meravigliato dal poco tempo impiegato, ci dirigiamo sulla Bamby una meravigliosa pista rossa, la preferita di Agostino, purtroppo rovinata dall'esposizione perenne al sole e dalla temperatura che sta salendo rapidamente. Qui Marco è un pò in difficoltà sui dossi presenti ma dopo poco dopo una Fraina percorsa per metà ed un'azzurra di collegamento si giunge all'impianto Braia Fraida dove il display segnala una temperatura di 13 gradi!!
Giunti in cima al Col Alto sopra Corvara ci portiamo verso l'omonima pista ancora in buono stato, almeno a monte, che con sequenze di curve spettacolari ci regala grandissime emozioni anche per la vista a picco su Corvara e Colfosco e con il Boè a fare da sentinella sullo sfondo, Arrivati quasi a valle svoltiamo verso destra per evitare il Col Alto e per giungere all'impianto Borest collegamento con Col Fosco ed a seguire la Val Gardena, non prima di ammirare sullo sfondo il Sassongher in tutta la sua imponenza.
Una serie di impianti e di piccoli collegamenti ci portano dopo diversi minuti in cima al Passo Gardena in corrispondenza dell'impianto Dantercepies come l'omonima pista.
Decidiamo di soffermarci su uno dei comprensori con tante piste bellissime ed affascinanti. Non possiamo non iniziare dalla Dantercepies, una pista molto simile alla rossa della Gran Risa, con diverse biforcazioni per le quali privilegiamo sempre la parte "non easy" sebbene con parti non esposte al sole. La visibilità è comunque ottima come il fondo nevoso non ancora deteriorato completamente e con neve ancora significativamente compatta. Una volta giunti ai piedi dell'impianto, Marco decide di soprassedere e di attendere il gruppo che intanto si dirige verso la Cir. Una pista nera che intervalla muri spettacolari con vista Selva di Val Gardena a falsipiani in cui si possono privilegiare le sequenze a serpentina. La neve è ancora compatta al punto giusto e percorriamo la pista con un'adrenalina straordinaria. A metà pista la Cir incontra la Ria, un'altra magnifica nera. con un muro lunghissimo che si interseca alla Dantercepies ed, attraverso il tunnel, conduce al centro di Selva di Val Gardena. E' su quest'ultimo muro che la sciata rasenta la massimizzazione delle sensazioni, scambiate le quali, prima del tunnel, recuperiamo Marco e ci avviamo al semaforo che ci conduce all'altro versante. Anche nell'ultima frazione Marco denota un po' di stanchezza e per poco non viene investito mentre taglia inopinatamente la pista per raggiungere Roberto che, intanto, era fermo per indicare la direzione al resto del gruppo.
Ed infatti, giunti a valle, Marco preferisce arrivare ad Ortisei con lo ski bus e quindi abbandona il gruppo.
L'impianto Ciampinoi di Selva ci porta in cima alla Sass Long seconda discesa di coppa del mondo di questa giornata teatro della discesa libera e del super gigante e caratterizzata da tre enormi dossi definiti gobbe. La neve nella prima parte, come sempre ad ora di pranzo, è costituita da cumuli giganti che non agevolano la sciata. Dopo il primo muro, in corrispondenza delle tre gobbe, con una neve maggiormente compatta procediamo a ritmo serrato con velocità e curve di puro divertimento. Arrivati all'intermedia una incredibile scissione della pista, effettuata dal gestore per favorire un impianto, ci porta su un tapis roulant che ci conduce alla parte più bella della Sass Long: tre muri in sequenza alternati con altrettanti falsipiani con la neve discretamente compatta esaltano la sciata in conduzione. Roberto, che conduce il gruppo, intravede in corrispondenza dell'ultimo falsopiano e prima del muro finale, tavoli disponibili al famoso rifugio Sass Lonch. Un rifugio estremamente ambito con vista sulla pista e sul Sasso Lungo e già prenotato anche per la coppa del mondo di dicembre 2024. Ci accomodiamo, alle 14 e 05 in un tavolo all'aperto con un sole magnifico che riscalda i nostri cuori già ammaliati dalla strepitosa sequenza di piste condotte fino ad allora.

Lucia, Monica e Laura ne approfittano, in attesa del pranzo, per godersi il sole e la vista su comode sdraio.
Un pranzo succulento e molto gradito da tutti termina con i famosi e buonissimi kaisermaren con la nutella. Le perfette condizioni atmosferiche e la magnifica vista dilata i tempi di permanenza con Roberto preoccupato ad arrivare all'impianto Resciesa prima delle 16 e 30 orario di chiusura.
Partiti dal rifugio alle 15 e 10 percorriamo l'ultimo muro della Sass Long ormai completamente rovinato e condizionato da un misto dossi e ghiaccio.
Arrivati a Santa Cristina prendiamo il trenino che ci conduce sul Col Raiser e con l'omonimo impianto arriviamo sotto al massiccio dell'Odle. Da qui un piccolo collegamento ci porta alla seggiovia Fermeda sotto la quale apprezziamo la famosa pista Seceda che percorreremo il giorno dopo.
Arrivati in cima alle ore 16 in tempo utile per sciare sulla famosissima Lounge pista di 10,6 km che collega il Seceda con il centro di Ortisei.
Roberto preferisce chiudere il gruppo per evitare contrattempi. La neve è una neve primaverile molto faticosa con dossi che rallentano la sciata ed un fondo che non consente una sciata fluida. E' tutto il gruppo a faticare compreso Roberto che comincia ad avvertire dolori muscolari insoliti per lui. Laura ha un piccolo contrattempo con lo sci che si stacca di nuovo ma riesce a rimetterlo a posto nonostante la quantità di neve farinosa presente.
Marco, intanto, è in attesa al bar ai piedi del Seceda per poi recarsi insieme al resto del gruppo alla funicolare Resciesa.
Al termine della discesa, giunti ad Ortisei, ci accorgiamo della presenza di Stefano della Dolomia ski tour con il quale iniziammo questa avventura dello ski safari diversi anni or sono. Nel suo gruppo. composto da 17 elementi, scorgiamo anche Amilcare e Daniela che salutiamo affettuosamente e diretti con il gruppo di Stefano al nostro stesso rifugio.
Dopo una breve ma faticosa salitina a piedi arriviamo all'impianto Resciesa alle 16 e15. Giornata di sci bellissima per gran parte anche sciisticamente e non solo meteorologicamente conclusa con 45,9 km percorsi 7600 metri di dislivello in discesa, 9136 in salita, 80,8km/h la velocità massima. 14 le discese. 2745 altezza massima 1245 altezza minima.
Arrivati alla stazione a monte del Seceda lasciamo gli zaini recuperati a valle e gli sci e ci dirigiamo a piedi per oltre un km verso il Resciesa, un rifugio meraviglioso in uno scenario da favola.
Shorts: Salita al Resciesa



Giunti al rifugio il panorama che si presenta è mozzafiato: il sasso lungo ed il sasso piatto ad ergersi imponenti e sullo sfondo il magnifico altipiano "panettone" dell'alpe di Siusi.










Una camerata unica accoglie l'intero gruppo. La serata è estremamente goliardica con Peter e Simona, padroni di casa, che dopo cena organizzano una sorta di discoteca. Prima, Luca intravede una chitarra con cui delizia il gruppo che canta all'unisono. Dopo tutti a ballare (e bere) con il gruppo di Amilcare e Daniela poco partecipe contrariamente a loro che si aggregano volentieri insieme ad un altro tavolo di ragazzi di Ortisei intenti a trascorrere così il sabato sera fuori casa (già accadde lo scorso anno) e che sarebbero ritornati a valle con lo slittino e le torce ma sicuramente completamente ubriachi. Sasà, stanchissimo per la notte insonne a Lagazuoi (svegliato sul più bello da Marco per una sfida a scacchi non si è più riaddormentato) preferisce andare a dormire. Peter fa sniffare a Roberto e Marco del tabacco e facciamo amicizia con il gruppo locale con il quale condividiamo anche momenti di ballo tipico tirolese. Barbara, una delle due ragazze del gruppo, è receptionist presso l'Adler balance di Ortisei.

Shorts: Festa
Quarto Giorno
Ortisei > Santa Cristina > Selva di Val Gardena > Col Rodella > Campitello di Fassa > Canazei
Il giorno dopo la sveglia è condivisa per cui facciamo una buona colazione alle 7 e 15 per poi saldare i conti e dirigerci alle 8 e 15 alla partenza della pista; un sentiero tra gli alberi che ci conduce all'intermedia della funicolare. In realtà è il sentiero della pista da slittino che dobbiamo percorrere prima che la stessa riapri per gli slittini. La premura è anche dettata dal fatto di anticipare la partenza dell'altro gruppo che potrebbe intralciare e non consentire di godere appieno il nostro percorso ma anche dalla necessità di evitare file alla stazione del Seceda che apre alle 8 e 30 e potrebbe portarci prima di tutti in cima alla magnifica omonima pista.
La partenza è puntuale ed in netto anticipo rispetto al gruppo Dolomia. Il sentiero pista è stretto ma molto suggestivo; in leggera pendenza ma estremamente veloce. Trapela, tra gli alberi, un sole che crea un'atmosfera da fiaba. Arriviamo in tempo alla funicolare prima della partenza della prima corsa.
Shorts: Discesa Resciesa

Purtroppo l'addetto non si accorge della nostra presenza ed evita la fermata intermedia con nostro evidente disappunto. Infatti nel frattempo giunge il numeroso gruppo di Dolomia che si aggrega per la seconda corsa. Roberto suggerisce le cabine a monte onde poter accedere per primi alla pista, sempre tra gli alberi, che ci condurrà all'intermedia del Seceda. Lo scatto di tutti è felino e tutti insieme, dopo una meravigliosa pista dal paesaggio incontaminato ed aver attraversato il ruscello che sfocia nel torrente di Ortisei, giungiamo all'impianto Seceda dove già c'è una discreta fila. Il gruppo di Dolomia non si vede all'orizzonte e la fila è abbastanza veloce per perderli definitivamente di vista.
Una volta in cima la vista sul Seceda, Odle e Cir in sequenza è superba. Il massiccio del Sella domina tutto il contesto all'orizzonte. La temperatura è ottimale, la neve perfetta, l'affluenza ancora sostenibile. Ci lanciamo, quindi, senza alcun indugio, sulla pista di 8 km che collega Ortisei con il Col Raiser a valle e quindi con Santa Cristina attraverso il trenino senza conducente. La forma di tutti è smagliante nonostante i tre giorni di sci ed anche Marco è galvanizzato dal poter condurre sciare di buon'ora su una pista che gli era stata preclusa lo scorso anno causa vento.
Le pendenze si alternano e si prestano a repentini cambi di raggi di curvatura privilegiando raggi di 20 metri sui primi muretti e raggi di 12 sulla seconda parte e sui falsipiani. L'eccitazione è massima per una pista che coniuga tutte le migliori caratteristiche di una pista da sci: esposizione lunghezza, larghezza, fondo e scenario. Arrivati a Santa Cristina saliamo in cima alla Sass Long con due impianti in sequenza.



Considerata la premura di Valentina e Luca, che preferiscono evitare rischi di arrivare tardi in aeroporto, Roberto rinuncia ad una delle numerose piste di Selva sul versante Ciampinoi ed attraverso la 6 rossa conduce il gruppo a Plan de Gralba.
La neve è ancora buona nonostante una temperatura in costante aumento. Giunti all'avveniristico impianto di Plan De Gralba, una volta in cima una breve nera ci conduce all'impianto che inizia la salita verso la città dei sassi e quindi al Passo Sella.

Arrivati alla città dei Sassi il panorama sul Pordoi e sul belvedere di Canazei con la Marmolada sullo sfondo è magnifico.
Dopo una pista di collegamento ed attraverso l'impianto accanto al Sass Pordoi siamo in cima al Passo Sella, dove una bella rossa larghissima, e con tanti incroci da attenzionare, ci porta a metà pista. Decidiamo, quindi, di arrivare al Col Rodella e sfruttare una rossa che parte dalla cima per poi attraverso vari cambi di pendenza arrivare in corrispondenza delle prime piste di Canazei.
Dopo una bellissima discesa e giunti al bivio della tre tre di Canazei tutti optano, per chiudere in bellezza, della parte di pista agonistica e quindi molto più difficile. Qui la neve comincia a manifestare il suo deterioramento. Nonostante tutto la discesa è adrenalinica seppur faticosa per il fondo poco fluido.
Una ultima foto in corrispondenza del tunnel che ci recherà alla Lupo Bianco a recuperare le auto e termina uno straordinario Ski tour concluso senza alcun intoppo e con un gruppo coeso, disciplinato e particolarmente scalpitante considerata anche la presenza di tanti giovani e diversamente tali . Ultimo giorno concluso con 20,5 km, 3109 metri di dislivello in discesa, 3.550 di dislivello in salita, 2567 l'altezza massima e 1405 la minima. 7discese e 74,4 km/h la velocità massima raggiunta.
In totale uno ski tour da 165,40 km percorsi 29,2 km di dislivello in discesa e 60 discese.

Roberto
Grande tour, splendido reportage e foto da urlo. Complimenti a tutto il team ed al grande Roby per la preparazione ed il racconto, come sempre dettagliatissimo ed emozionante !!!